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Vino arti...giano: alcune considerazioni (im)pertinenti tra un sorso e l’altro a LiveWine 2017

Milano, Palazzo del Ghiaccio: 18 e 19 febbraio 2017. Due giorni dedicati al vino artigianale.


Live Wine ha concluso in questi giorni la sua terza edizione. L’evento si definisce il Salone Internazionale del Vino Artigianale, e in verità in una certa misura lo è vista la presenza di produttori dall’Austria, dalla Croazia, dalla Francia, con Alsazia, Beaujolais, Bordeaux, Champagne, Jura, Languedoc-Roussillon, Normandia, Sauternes e Sud-Ovest presenti. E ancora produttori tedeschi dalla Mosella, alcune cantine dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia, una nutrita pattuglia dalla Slovenia e dalla Spagna. E poi tanti produttori da ogni parte d’Italia.

Tra gli stand allestiti nel parterre del Palazzo del Ghiaccio a Milano c’è stato certo di che divertirsi, potendo scegliere tra gli oltre 800 vini proposti da 168 cantine (32 estere) e 5 distribuzioni. Detto fatto, ho colto la palla al balzo per cercare di capire qualcosa di più riguardo il vino cosiddetto artigianale. Mi è riuscito di assaggiare i vini di “sole” 15 cantine, per cui non vi so dire se il mio campione sia statisticamente significativo o meno.

Le ho scelte “senza” un criterio, lasciandomi ora trasportare dal fascino che i vini di certe zone da sempre esercitano sul sottoscritto e non solo, vedasi Champagne, ora dalla possibilità di salutare produttori che nel tempo sono diventati pure amici ed amiche - ormai bazzico questo tipo di eventi da più di 15 anni (!) - e ritrovo sempre con grande piacere, ora lasciandomi attirare dal gioco di squadra di alcuni produttori che si sono presentati al salone sotto una comune insegna, altra e oltre le denominazioni d’origine di appartenenza (Terroir Marche e VITI).

1. Francis Boulard (Champagne)

Uve proprie, vinificazione in proprio, metterci la faccia, controllare tutte le fasi della produzione… in proprio. Insomma, artigianale = IN PROPRIO!

2. Château Lamery (Bordeaux)

Per dolcissima madame Christiane il vino artigianale è un vino che non solo appartiene ad un terroir ma è anche qualcosa che viene “da dentro” il viticoltore. Inoltre è un vino “fatto a mano”, dove la manualità è il saper fare tramandato di generazione in generazione.

3. PSWinery (Terroir Marche)

Raffaele Paolini, la parte italiana di questa JV con un americano, Mr. Stanford, punta nella sua definizione di artiginalità su aspetti tecnici quali lieviti indigeni, varietà locali e rare nel caso dell’Incrocio Bruni, uso sensato del metabisolfito, fermentazioni spontanee, viticoltura bio.

4. Maria Pia Castelli (Marche)

Artigianalità per Maria Pia è avere sempre presente la lezione paterna: vigne vecchie, no infittimento, lavoro di potatura, buon senso, zero chiacchiere nel seguire la Natura, rispettandone i ritmi. Quotidianità è la vigna, non lo stare in cantina. Seguire il gusto del consumatore? Significa lavorare di cantina…

5. La Valle del Sole (Terroir Marche)

Anche Alessia Di Nicolò, come Maria Pia, definisce il vino artigianale come vino fatto soprattutto in vigna più che in cantina. Vigne a cui dedicare tanto lavoro, cura, attenzione e fatica.

6. Il Cancelliere (VITI)

Tra un sorso di Aglianico e l’altro la definizione di artigianalità arriva tagliente, netta: “Artigianalità vuol dire non sbagliare potatura…”. Essenziale, ma condivisibile. Da una citazione di Marco Simonit : “La vite è una liana . La pianta , libera di crescere , diventerebbe una lunga liana informe.” Aggiungo io, con buona pace di tutti noi che invece ne apprezziamo il nettare ricavato dai suoi grappoli.

7. Il Pendio (Franciacorta)

Vino artigianale? In questo caso la definizione è nelle persone: Michele e Michela, marito e moglie sposati a questo progetto che ha vissuto ancor prima di giungere nelle loro mani un percorso originale, così tanto originale che il loro cavallo di battaglia, non a caso, porta in etichetta il nome “Il Contestatore”…

8. Calicantus (Bardolino)

Mi confronto con il deus ex machina di questa cantina, Daniele Delaini, sul colore del Bardolino Chiaretto della casa, piuttosto carico rispetto ai recenti dettami del Consorzio. Capisco che artigianalità nel mondo del vino è a volte anche semplicemente necessità. In questo caso fare di necessità virtù. Daniele vendemmia il giorno X e svina il giorno X+1, perché non ho aiuti in azienda, quindi il colore e l’estrazione sono quelli che sono. Sic et simpliciter.

9. Vigneti Vallorani (Terroir Marche)

Con Rocco Vallorani la mia ricerca sull’artigianalità nel vino acquisisce una ulteriore sfumatura. In questo caso fa capolino l’argomento della genetica preservata in vigna, moltiplicando il proprio materiale, quello messo a dimora a suo tempo dal nonno. Antidoto alla standardizzazione clonale via materiale vivaistico.

10. Di Giulia (Terroir Marche)

Giulia e Ileana in due soli ettari di vigneto produco oggi ben cinque vini. Nel loro caso artigianalità significa non precludersi nessuna via, come per il loro Grottesco, verdicchio “sbagliato” che si è trasformato in un vino di cui si può discutere ma non senza riconoscerne il carattere. In sintesi vino artigianale è vino di carattere.

11. Col di Corte (Terroir Marche)

Un verdicchio con lieviti indigeni, lo stesso verdicchio con lieviti selezionati. A te scegliere.

12. Aurora (Terroir Marche)

Con Franco Pugliese il discorso sull’artigianalità nel vino sconfina, deborda, diventa discorso di vita, sulla vita. Diventa scelta filosofica, politica, sociale e ideale. Visione, nel loro caso tra i primi insieme ad Alce Nera nel 1979, della possibilità di una agricoltura diversa non solo ecosostenibile ma anche sociocompatibile.

13. Cantina del Barone (VITI)

Artigianalità vuol dire anche arrivare a non inviare più i campioni dei propri vini alla commissione di degustazione per il riconoscimento della DOC. I disciplinari di produzione spesso a maglie larghe certi vini si trovano alle strette.

14. Cantina dell’Angelo (VITI)

Artigianale vuol dire assaggiare il vino base della casa, nella sua annata più recente, e sentire il commento di uno che se ne intende: “Questo è il miglior Fiano della zona…”.

15. 1701 (Franciacorta)

In questo caso artigianale fa rima con biodinamico.

 

Concludendo: il vino artigiano è un vino che deve molto agli arti, alle braccia e gambe delle persone che quotidianamente lavorano in vigna e in cantina. E’ fatto a mano. Allo stesso tempo è anche un vino a cavallo tra passato e futuro, come il dio dei Latini Giano, capace di guardare il futuro e il passato contemporaneamente.

E infatti per alcuni artigianalità nel vino è ritornare a o mantenere pratiche agronomiche ed enologiche del passato. Per altri è un approccio che guarda al futuro facendosi carico della sostenibilità ambientale e sociale di quello che si fa.

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